UN PO DI STORIA
Quantunque non ben definita sia la linea di confine esistente tra leggenda e realtà, si narra che già nell'India di circa 5000 anni fa, esistesse un primordiale sistema codificato di combattimento a mani nude, che si tramandava di padre in figlio, affinchè lo stesso potesse continuare a vivere e nel tempo, evolversi.
Naturalmente era soltanto una cerchia ristretta di fortunati che potevano essere iniziati al combattimento a mani nude, che soltanto molto difficilmente veniva insegnato a chi non fosse legato da strettissimi vincoli di amicizia o parentela col Maestro.
Quello che oggi viene ricordato come l'antico Kenpo indiano, la cui forse più importante figura è rappresentata dal re dell'India di quel periodo, Suganda, vissuto circa 1500 anni fa, del quale si narra fosse un abilissimo lottatore.
Intorno al 520 d.C. il figlio, di quest'ultimo, lasciò l'India per recarsi in Cina e diffondere una Disciplina mplto particolare, il Buddismo Chan ("Zen" in giapponese), che si era recato presso il Tempio Shaolin della provincia nord-cinese di Honan, per diffondere la sua dottrina.
Il suo nome era Bodhidharma.
Egli fece numerosissimi proseliti tra i monaci Shaolin i quali vivevano l'incubo continuo di venire attaccati dai briganti e depredati di quel po che producevano e provavano a barattare ai mercati dei villaggi organizzati alle falde degli alti e freddi monti della catena himalaiana.
I monaci vivevano in povertà e per approvvigionarsi di cibo e altre cose essenziali alla loro sopravvivenza, utilizzavano il baratto, il che comportava lo spostamento dal
Tempio al villaggio; Succedeva che durante il cammino, i monaci venissero attaccati dai briganti dall'alto ed in maniera improvvisa, sfruttando l'effetto sorpresa, che rendeva i monaci ancora più indifesi e vulnerabili.
I briganti infatti, erano soliti creare delle imboscate, nei punti il cui il sentiero percorso dai monaci fosse fiancheggiato da alberi, tra le fronde dei quali si nascondevano, per aggredire i monaci dall'alto, nel momento del loro passaggio proprio sotto agli alberi.
Bodhidharma si rese conto di quanto deboli ed indifesi fossero i Monaci, cosicchè, volendo porre fine a questa situazione, ritiratosi in meditazione in una caverna (si dice per nove anni), facendo tesoro degli insegnamenti marziali del padre, mise a punto un sistema di tecniche di lotta a mani nude ed esercizi fisici e mentali, che rinforzassero il fisico e fortificassero lo spirito, che insegnò loro, in modo da potersi difendere.
grazie a ciò, ben presto, non successe più che i Monaci venissero assaliti e derubati di quel poco che possedevano; piuttosto, in breve tempo, in ogni angolo della Cina, si crearono, a suon di botte, anche se solo perchè costretti a difendersi, la fama di formidabili e temibilissimi lottatori.
Questo sistema, che utilizzava tutto il corpo umano al meglio, quale arma ai fini della difesa personale, era sorprendentemente completo ed efficace ed utilizzava, oltre a mani e piedi per colpire, anche tecniche di leve articolari e metodi di soffocamento, venne chiamato Kenpo (anche Kempo, in Occidente, per questioni fonetiche legate alle lingue occidentali), letteralmente tradotto "Legge del Pugno", o più semplicemente "Pugilato o Boxe Cinese).
Il Kenpo divenne così la boxe dei monaci Shaolin, che consisteva nel combattere a mani nude, utilizzando sia mani che piedi, ma non solo...
Successivamente, anche uomini non religiosi, chiedevano di essere ammessi al Tempio ed essere iniziati alla pratica dello Shaolin Kenpo, anche se, tuttavia, soltanto pochi eletti, non religiosi, ottenevano questo onore, dopo comunque avere superato difficili prove imposte, che mettevano a dura prova, fisica e mentale, l'individuo.
Da allora in avanti, lo Shaolin Kenpo si evolse in tutti i suoi aspetti e durante la Dinastia dei Ching (1368 - 1644), sotto la quale la Cina raggiunse un alto grado di splendore, era molto ben visto dal Governo Imperiale al potere, che aveva degli Shaolin un'alta considerazione e vedeva negli stessi degli affidabili amici ed alleati,
in quanto amanti del vivere in povertà, spesso, occupandosi anche di chi fosse più povero di loro ed erano sempre gentili ed amanti della pace, che predicavano con grande calma ed umiltà, senza nulla pretendere. Tutto però cambiò a causa di un colpo di Stato, quando con la forza, successe al potere la dinastia dei Ming (1644 - 1911), la quale, si considerò apertamente nemica dell'ormai decaduta Dinastia dei Ming, nonchè di quanti avessero appoggiato la stessa Dinastia fino a quel momento; Monaci Shaolin compresi.
Iniziò così un lungo periodo di dittaturae di terrore, che portò anche alla distruzione del Tempio Shaolin della Provincia di Honan e non solo di quello, che era nel frattempo diventato rifugio di chi scappava dagli oppressori e di quanti si riunivano in vere e proprie società segrete contrarie al regime.
Questo periodo, per quanto triste, segna un momento storico estremamente importante, relativamente alla diffusione del Kempo cinese, praticato ormai sia dai Monaci, che dai laici, che sempre più numerosi entravano in contatto con i monaci.
Ci fu una vera e propria persecuzione contro i Monaci Shaolin e una vera strage; una vera e propria carneficina, nella quale la maggior parte dei monaci morì e quelli che si salvarono, si rifugiarono in zone remote della Cina, dando vita a delle vere e proprie società segrete ed anche in altri Paesi oltre i confini cinesi.
Infatti, in seguito alla persecuzione dei Monaci ed alla conseguente distruzione del Tempio Shaolin di Honan, coloro che non trovarono la morte, furono costretti a nascondersi, alcuni nella stessa Cina, ma molti di essi lasciarono il Paese, permettendo al sistema di combattimento a mani nude, che nel frattempo aveva trovato molti validi adepti, di diffondersi anche altrove dando inevitabilmente vita a Scuole con caratteristiche diverse, sebbene avessero in comune la stessa matrice.
Ciò accadde in seguito alla mancanza di comunicazioni a quel tempo poco sviluppate, che favorirono di conseguenza, un processo di insegnamento di questo ormai divenuto famoso e dislocato sistema di lotta, che si sviluppò, nelle varie zone, in base quasi esclusivamente alle caratteristiche fisiche - tecniche - attitudinali - caratteriali, degli Insegnanti che pur avendo in comune tutte analoga matrice, si evolsero in Discipline spesso simili, seppure diverse tra esse.
Soltanto all'inizio del 1800 dopo circa tre secoli, si ebbe, ad opera dei Ching, un allentamento del regime, che pur rimanendo dittatoriale, si aprì, in parte, a nuove idee.
Fu così riammesso l'insegnamento, anche ad opera dei Monaci, delle Arti Marziali, che tuttavia nel frattempo si erano diversificate, cosicchè l'originario Kenpo cinese, cominciò ad essere conosciuto come Gung Foo (poi Kung Fu) nel sud della Cina, ma nacquero e si diffusero a breve, anche lo Shorinji Kempo in Giappone, così come il Ju-jitsu, dal quale nacque il Judo e successivamente l'Aikido, il Karatedo ad Okinawa, poi diffusosi in tutto il Giappone, soprattutto da quando nel 1879 a quest'ultimo, l'isola fu definitivamente annessa, ma anche il Taekwondo in Corea, la Muai Tai (Boran) in Tailandia, il Vietvodao in Vietnam, ecc.
Quello che come vedremo in seguito, ci riguarda abbastanza da vicino, è lo Shorinji Kempo (Shorinji è la traduzione giapponese, della parola cinese Shaolin).
Lo Shorinji Kempo nacque in Giappone alla fine della prima metà del secolo scorso, ad opera di Doshin So (1911 - 1985), caposcuola del Buddismo Congo Zen, filosofia orientale che si basa sull'insegnamento della pace interiore e dell'armonia fra corpo e spirito, che uniti, moltiplicano le potenzialità individuali, anche in virtù di un Programma Tecnico composto di oltre seicento tecniche di lotta a mani nude.
Ad Okinawa, questa antica forma di combattimento a mani nude, si evolse parecchio, fino a surgere a quella forma di combattimento a mani nude, modernamente intesa come KARATE.
Il Kempo o Kenpo di Okinawa, si sviluppò in diverse regioni, come Naha, Shuri e successivamente anche Tomari e quindi vi erano scuole diverse, che prendevano il nome in base alla zona in cui si praticavano (Naha te, Shuri te, Tomari te). Tutte comunque, rappresentavano la Okinawa te. La parola te, significava mano.Alcuni allievi di quello che può essere ritenuto il più grande Maestro di questo periodo, Itosu Anko, e precisamente, Gichin Funakoshi, Kenwa Mabuni, Hironori Otzuka (allievo diretto di Funakoshi), e Chojun Myiagi (allievo di un altrettanto grande Maestro di quel periodo, Kanryo Higaonna), ma non soltanto questi, sulla base degli insegnamenti a loro impartiti da Itosu, crearono dei propri sistemi (Stili) di combattimento a mani nude.
Tra essi, la nostra particolare attenzione, va però riposta su una persona; Shigeru Nakamura.
Quest'ultimo intraprese gli studi marziali con il padre, amico fraterno di Itosu Anko, che prese Shigeru Nakamura sotto la sua ala protettiva, considerandolo alla pari di un figlio, permettendogli di continuare a studiare e proseguire quel cammino marziale iniziato con il suo grande amico prematuramente scomparso.
Essi pensarono di aprire l'insegnamento ad altre persone, sempre persone che facessero parte di una cerchia ristretta, ma un pò più ad ampio raggio.
Ognuno di essi aveva la propria scuola, cosicchè, Funakoshi, che fu il primo ad effettuare questa scelta, e che per questo viene considerato il padre del Karate moderno, chiamò il suo metodo Shotokan (Casa del fruscio della pineta).
Mabuni chiamò il suo metodo Shito-ryu (Pace nel cuore), Miyagi, Goju-ryu (Scuola del duro e del morbido), Otzuka, Wado-ryu (Pace e amore). Questi sono ritenuti per antonomasia, stili tradizionali, in quanto per primi hanno varcato i confini nazionali giapponesi per essere conosciuti all’estero.
Con Shigeru Nakamura nacque il Karate Kenpo Kai, sistema sempre derivante dall’originario Kenpo, così come anche gli altri sistemi prima menzionati, al quale si è unita la parola kai che significa gruppo, scuola, associazione, metodo, stile…... Il Kenpo (Legge del pugno), arrivò in Italia agli inizi degli anni 70', con il Maestro Kenji Oshikawa, fondatore del suo Kenpo Karate, in stretta relazione con lo Shorinji Kempo, che in Giappone annoverava tra i Maestri che lo insegnavano, il Maestro Hiroshi Toda, quest'ultimo, Maestro proprio di Kenji Oshikawa, il quale, oltre ad avere studiato Shorinji Kenpo in Giappone con il Maestro Hiroshi Toda, giunto ad Okinawa, si innamorò del Karate Kenpokai, che studiò proprio con il Maestro Shigeru Nakamura.
Fu così che Kenji Oshikawa, si discostò per la prima volta, da quelli che erano i rigidi canoni dello Shorinji Kempo, in cui grande importanza aveva l'aspetto meditativo, iniziando i suoi studenti ad una pratica più assidua delle tecniche di combattimento.
Quest'aspetto (il combattimento), affascinò particolarmente Kenji Oshikawa che, enfatizzandolo ulteriormente, si dedicò sempre più alla pratica del combattimento libero, che assumeva adesso grande importanza nella pratica del suo Metodo, che però, nel contempo, si allontanava sempre più dai principi ispiratrici, soprattutto filosofici, dello Shorinji Kempo.
In tal modo, questo nuovo sistema di lotta a mani nude, pur conservando molte delle principali caratteristichetecniche dello Shorinji Kempo, non potè più chiamarsi tale sulla scia di ulteriori Stili di Karate già esistenti, ai quali per molti versi lo assimilava, lo chiamò Kenpo Karate.
Al suo rientro in Giappone, avvenuto dopo circa un decennio in Italia, lasciò quali suoi successori, 4 suoi diretti allievi: i Maestri Bruno Capurro, Pippo Crisafulli, Franco e Gianni Costa. Con Crisafulli e Capurro il Kenpo è andato avanti, ma per quanto si siano prodigati senza risparmiarsi, malgrado i profusi immensi sforzi e molteplici tentativi, non sono mai riusciti, per una molteplicità di motivi non imputabili certamente alla loro volontà, ad organizzare un Quaderno Tecnico, che fosse riconosciuto a carattere nazionale, come era già avvenuto in altre parti del globo, fra le quali ovviamente lo stesso Giappone e negli U.S.A. (Resp. Tecnici Maestri Bruce Elmans e consorte, alla stessa stregua di altri Stili ritenuti "tradizionali", come quelli precedentemente elencati, da una struttura federale.*
Il Kenpo, in Italia, influenzato fortemente dallo Shorinji Kempo, era mancante di kata e khihon kumite, caratteristiche indispensabili e costituenti parte integrante del programma tecnico di tutti gli stili di Karate.
E' comunque innegabile il fatto che gli Stili riconosciuti, avessero già un'ottima organizzazione tecnico-didattica, attraverso la realizzazione di Quaderni Tecnici ben definiti, ai quali facevano riferimento i praticanti, a dispetto purtroppo, di un disorganizzato Kenpo, mai in possesso di un Programma che facesse riferimento ad un Quaderno Tecnico ben definito, mancante, tra le altre cose, di kata e kihon, che costituiscono la base di ogni Stile di Karate e pertanto accadeva che, ai fini di un riconoscimento federale, ai Kenpoka, occorresse presentare in sede d'esami, un programma attinente ad altri Stili.
Chi scrive avrà per essi sempre il massimo rispetto, nella conapevolezza che comunque, grazie a loro, il Kenpo ha cominciato ad echeggiare in Italia, il che ha costituito una base di partenza, ai fini dello svolgimento del lavoro svolto successivamente dallo scrivente.
Shigeru Nacamura Kenji Oshikawa Giuseppe (Pippo) Crisafulli Bruno Capurro
Questo lavoro fu realizzato dal Maestro Ignazio Bonadonna (Ibo), caposcuola oggi in Italia del Kenpokai Karate Do, che fu il primo a comprendere che per potere effettuare un deciso balzo qualitativo in avanti, bisognasse approfondire i principi cardine su cui si fondavano gli Stili di Karate reputati tradizionali ed il loro attento studio mediante l'approfondimento degli stessi ed in ambito anche di altre Arti Marziali come il Judo, il Jujitsu e l'Aikido che focalizzavano l'attenzione sulle tecniche di proiezione, immobilizzazioni, leve e torsioni articolari.
Fu così che nel Maggio del 1992, in seguito ad una controversia nata tra i vertici di una struttura confederale italiana ed i responsabili nazionali del Kenpo Karate, avvenne la rottura definitiva che indusse questi ultimi, insieme a tutti i Kenpoka presenti, a lasciare la Federaziome; tutti, tranne due.
Infatti, i Maestri Ignazio Bonadonna e Pagano Dritto Lorenzo, restarono all'interno della struttura federale, anche se con motivazioni diverse.
Il Maestro Pagano, si accostò alla pratica dell'Aikido, del quale si innamorò e che a tutt'oggi continua ad insegnare ed il Maestro Bonadonna, che nel fermo intento di proseguire nel migliore dei modi il cammino che già nella sua mente era da tempo ben delineato ed aveva già intrapreso, ottenne dalla Federazione, sette mesi di tempo, per redigere un programma che fosse comparabile a quello degli altri Stili, con le caratteristiche quindi, necessarie ad indicarlo quale idoneo ad essere riconosciuto.
Fu così che nel dicembre dello stesso anno, il 1992, il Maestro Bonadonna venne nominato Responsabile Nazionale per l'Italia, di quello che, per distinguersi dal vecchio Kenpo, si chiamò Kenpokai, in cui i principi fondamentali delle Scuole tradizionali, convivono con le caratteristiche salienti dell'antico sistema okinawense.
* Sebbene a Seikichi Odo si debba la diffusione del Karate Kenpokai negli USA, mediante il Maestro Bruce Elmans che è stato uno dei suoi studenti, è corretto precisare che Odo, avendo studiato oltre che con Nakamura, anche alla
corte di altri importanti Maestri del periodo, sia di Karate che di Kobudo, tra i quali Kenko Nakaima, Koho Kuba, Shimpo Matayoshi, Seiki Toma e non soltanto, apportò delle modifiche che in effetti per molti aspetti ed in molti casi, lo diversificarono, a volte anche parecchio, dallo Stile della Scuola di Nakamura, tanto che lo stesso fondò una sua Organizzazione, che comprendesse lo studio del Karate e del Kobudo, allontanandosi, di fatto, dalla figura di Nakamura
(probabilmente divenuta per lui ingombrante, visti gli intenti innovativi).
CONSIDERAZIONI
La frattura dei rapporti avvenuta tra i vertici federali ed i dirigenti del Kenpo Karate, in occasione di un raduno tecnico nazionale interdisciplinare, tenutosi a Fiuggi nel Maggio del 1992, per quanto potesse sembrare la possibilità perduta ai fini dell'affermazione in Italia di questo Stile, paradossalmente essa rappresentò invece l'occasione per il suo riconoscimento, o per meglio dire, il riconoscimento di un lavoro che pur affondando le sue radici nei vecchi ma pur sempre validi principi tecnici e filosofici, si accostò agli altri quale Stile di Karate oggettivamente riconosciutocome tale, inizialmente da una e poi da altre Federazioni Nazionali e successivamente, anche internazionali.
Se per il Kenpokai il 1992 segna una tappa storica, grazie al suo riconoscimento in campo nazionale, il 1995 segna una tappa altrettanto importante.
Accadde infatti che nel Novembre del 1995, il Kenpokai venne per la prima volta riconosciuto ed ammesso tra gli Stili di Karate, in campo internazionale, in occasione della Coppa del Mondo WUKO svoltasi in Grecia, organizzata dalla Ellas Koeikan Karate, con sede in Atene.
avvenne che a quest'evento, nel quale i colori azzurri erano rappresentati proprio dalla Rappresentativa Nazionale Italiana Kenpokai, ufficialmente invitata dal Presidente della Federazione Greca, Maestro Jorgo Dukas, era anche presente quello che in quel periodo ricopriva la carica di Vice-Presidente internazionale della W.U.K.O. (World Union Karate Organization), il Maestro O'Neil, che una sera a cena, durante un tipico banchetto ellenico, ha affettuosamente soprannominato Ibo, il Maestro Ignazio Bonadonna, scherzando sulla lunghezza del suo nome, difficilmente pronunciabile correttamente da chi non fosse di origine italiana.
Proprio in questa circostanza, si discusse circa le difficoltà che incontravano gli Stili non ritenuti tradizionali ed a fine serata, rivelatasi alquanto costruttiva, i due (Ibo ed O'Neil) si trovarono entrambi concordi, unitamente a quanti, Maestri ed Arbitri, erano presenti alla cena, sul fatto che il significato ed il valore di "tradizionale", dovesse essere riferito non al nome di uno Stile, bensì ai principi ispiratori che caratterizzano lo stesso, i quali vanno ben oltre un semplice nome.
A tal proposito, lo stesso Presidente O'Neil, precisò, nel fare i complimenti ad Ibo per i risultati in gara conseguiti dai Kenpoka italiani, che egli non aveva mai minimamente dubitato che quanto mostrato dagli stessi Kenpoka, sia nel kata che nel kumite, non fosse a tutti gli effetti Karate.
Tra i presenti, il Maestro Edward Kaloudis, a cui era stata dedidata la manifestazione, allievo diretto del Maestro fondatore dello Stile Koeikan, Onishi Eizo, generalmente presente a tutti gli eventi internazionali organizzati dalla Koei Kan di Grecia, intervenendo nella discussione, hanno sostenuto di avere avuto modo di apprezzare in modo particolare, qualche particolare ed accurato dettaglo, testimonianza di studio approfondito ed a tal fine, incoraggiarono Ibo ad andare avanti nella battaglia, convinti (ed i fatti poi hanno dato loro ragione) che da lì ad un decennio, sarebbero intelligentemente crollate le barriere discriminanti, relative alle diversità di Stile, rispetto a quelli ortodossi, in quanto il Karate fosse necessitante di grande apertura mentale da parte dei praticanti, che potesse favorirne l'espansione, mediante l'aggregazione e non la segregazione.
Il Pres. della Federazione Greca
Jorgo Dukas Hellas Koeikan Karate Federation
Questi incontri furono determinanti nella vita di Ibo, che tradusse gli stessi in ulteriore voglia e convinzione di proseguire nel suo intento di promuovere e divulgare il Kenpokai, che era stato fino a quel momento, promosso dagli eventi, grazie ad Ibo, che nel fermo convincimento che occorresse conoscere più possibile, approfittò dei fatti accaduti nel Maggio del 1992 e già raccontati, per approfondire lo studio dello Shotokan, con il Maestro Mauro Navone e del Wadoryu, col Maestro Chiriaco Berengario, in quegli anni, Resp. Tecnico Nazionale della C.I.A.M. presieduta da Antonio Coladonati, importante personaggio storico, che ha vissuto personalmente la nascita del Karate italiano, organizzato nelle sue prime Federazioni nazionali (FIK, KIAI, AIK ed ancora FIK), divenendo il braccio destro di Augusto Ceracchini, Presidente della nuova FIK, rafforzata dall'annessione dell' AIK, per poi diventare il Segretario Generale della FIAM di Rodolfo Ottaggio, prima di fondare la CIAM (Confederazione Italiana Arti Marziali), il 04 aprile 1976, sigla divenuta magica, meno di un ventennio dopo, per il Karate Stile Kenpokai, che a lui deve il riconoscimento in Italia.
Ibo nel frattempo praticava e studiava, comparava ampliando la propria conoscenza tecnica, che si era avvalsa nel frattempo, dello studio protratto per un paio d'anni, dello Shitoryu, col Maestro Ali Shakeri e col Maestro Ilijia Jorga, fondatore del Karate Stile Fudokan e Resp. Mondiale della International Traditional Fudokan Karate Do Renmei, il quale tutt'oggi si contende con il Maestro Hiroshi Shirai, la palma di D.T. Mondiale I.T.K.F. (International Traditional Karate Federation), la cui presidenza è mantenuta dal prof. Vladimir Jorga, fratello del più giovane Ilijia, con il quale Ibo iniziò uno studio approfondito dei principi dello Stile ed al quale Ibo deve tantissimo.
Carattere diverso quello dei due fratelloni del Karate, Ilijia e Vladimir Jorga. Grande comunicatore, molto estroverso, alta conoscenza tecnica, il primo; più riservato, con minore attitudine ad apparire e più paragonabile ad un grande regista dietro le quinte, ma dalla grande potenza, il secondo.
A volere essere ancora più precisi, lo studio del Fudokan cominciò gia dal 1988, in occasione dell'arrivo per la prima volta in Italia, del Maestro Ilijia Jorga, convinto a venire dal suo allievo diretto, con il quale condivideva anche la nazionalità serba (allora nazionalità Jugoslava), Rade (Radovan Bogojevic), sposato con un'italiana ed allora residente a Milazzo, in provincia di Messina.
Sensei Rade Soke Ilija Jorga Ilija Jorga con Ibo in una serie di scatti
Fin da subito, Ibo si rese conto che lo studio dei vari Stili di Karate, avessero un unico comune denominatore: i principi fondamentali, anche se più o meno rigidamente applicati, partivano dalle stesse considerazioni di carattere generale ed avevano univoche caratteristiche, quelle riconosciute dal Maestro Ignazio Bonadonna, come quelle che aveva cominciato a studiare col nonno paterno, suo omonimo, da quando nel 1971, all'età di soli 4 anni, intraprese con quest'ultimo, che fu il suo primo Maestro, la pratica del Karate, mentre contemporaneamente prendeva lezioni di Judo, che continuò a studiare fino al 1992, quando capì che per superare l'asticella del limite, fosse opportuno, o meglio, necessario, decidere di dedicarsi totalmente allo studio di un'unica Disciplina, in quanto, dividere tempo e forze, tra due o più Discipline, avrebbe comunque inevitabilmente, tolto tempo, applicazione e quindi studio, alle eventuali altre.
Fù così che con sempre il Judo nel cuore, comprendendo che il "TRADIZIONALE", si traducesse in un CRITERIO, piuttosto che in uno STILE, decise di dedicarsi esclusivamente e totalmente, alla pratica approfondita del Karatedo.
E proprio al suo Maestro di Judo, Filippo Barucci, che Ibo deve quello che lui indica come "il saper stare sul tatami" e probabilmente, proprio grazie all'interpretazione marziale "vecchio stampo" del Judo del M° Barucci, Ibo vede nel Karatedo un' Arte Marziale e non semplicemente uno Sport.
In virtù di quanto descritto, l'amore di Ibo, per il Karate Kenpokai, sembra essere predestinato.
E' infatti, proprio grazie all'esperienza nella pratica del Judo, maturata anche con discreta capacità agonistica, che gli è pure valsa più volte la conquista del Titolo Regionale (in Sicilia), che si è sempre trovato a proprio agio con tutte le tecniche di lotta a terra (ne waza), che il Kenpokai contempla ed in considerazione delle quali, vanta la possibilità di potersi definire un Metodo (Stile) Completo.
Ibo col M° Filippo Barucci Barucci
M° Taiji Kase M° Hiroshi Shirai con Ibo
Emblematica Immagine dei fratelli Jorga. lijia che avanza nel fermo intento di I due fratelloni del Karate Tradizionale: Vladimir ed Ilijia Jorga
comunicare il suo Fudokan e Vladimir, dietro, che, non sembra avanzare, ma
osservare, quasi a protezione, cedendo la prima scena al fratello.
Dal punto di vista strettamente tecnico, grazie all'aiuto del Maestro Ilija Jorga, allievo diretto del famosissimo Maestro Taiji Kase, grande tradizionalista e conoscitore di kata tradizionali giapponesi e di Okinawa, il quale divenne ufficialmente suo Maestro nel 1986, ma anche del Maestro Radovan Bogojevic precedentemente menzionato, che vivendo poco distante dalla residfenza abituale di Ibo, aveva modo di incontrarsi con lui facilmente, furono ricostruiti i 5 kata (Pinan) Kenpokai di base, più il Yooyaku no ken, sulla base dell'Heianoikomi di matrice Fudokan, che rappresenta l’espressione contratta degli stessi 5 kata appena menzionati.
Soltanto successivamente, a completamento di quanto già fatto, così come vedremo in seguito, fu messo a punto un Programma Tecnico, che fu riconosciuto nel 1992 dalla CIAM (Confederazione Italiana Arti Marziali).
Dicembre 1992, infatti, rappresenta il momento in cui il Kenpokai è stato finalmente riconosciuto, per la prima volta in Italia, quale Stile ufficiale di Karate.
M° Chiriaco Berengario M° Mauro Navone Il Pres. CIAM Nicola Coladonati
Era un appuntamento a dir poco importante, quello in programma, nel Dicembre 1992 , in occasione del successivo raduno tecnico nazionale, che si sarebbe svolto dopo soltanto sette mesi, ad Aqui Terme, in cui dovevano incontrarsi i Responsabili Dirigenti della Confederazione Italiana Arti Marziali ed il Maestro Bonadonna, con lo scopo di presentare un programma ufficiale completo e stabilire se lo stesso avesse tutte le caratteristiche idonee, al fine di essere collocato al fianco dei programmi dei vari altri Stili, in modo che venisse, per la prima volta in Italia, riconosciuto in campo nazionale.
Sette mesi erano veramente pochi, ma una shance del genere non poteva e non doveva essere sprecata.
durante tutto il mese di Giugno, Luglio, Agosto e Settembre dello stesso anno, da mattina a sera, spesso crollando e dormendo nel piccolo Dojo con il quale, diventò un tutt'uno ed il quale in quel periodo divenne grande amico, rifugio e consigliere di Ibo e che malgrado il caldo asfissiante avesse potuto far riempire otri di sudore (in quel periodo i climatizzatori non erano così diffusi come oggi), induceva a continuare, permettendo di far respirare al suo interno, un'atmosfera magica che lasciava ormai intravedere il raggiungimento di un obiettivo e la realizzazione di un sogno.
Lo stesso Dojo che ha vissuto il momento della nascita ufficiale in Italia del Kenpokai, ubicato fin dal marzo 1991 nella bellissima zona del Laghi di Ganzirri, a Messina, è tutt'oggi esistente (seppur con qualche modifica a quello che era il Dojo iniziale) e costituisce in atto L' Honbu Dojo Kenpokai in Italia.
Honbu Dojo Kenpokai Karate Do - ITALIA -
I successivi mesi di Ottobre e Novembre, servirono ad organizzare il lavoro svolto, secondo dei criteri di logica ai quali il programma era necessario che rispondesse ed alla fine, ricorrendo alle conoscenze marziali di cui si disponeva e delle quali si era fatto sacro tesoro, ma anche seguendo i dettami della medicina e della fisica, si giunse al traguardo e l'obiettivo fu raggiunto.
Dal punto di vista tecnico, relativamente ai kata, del Kenpokai Karate Do, grazie all'aiuto del Maestro Ilija Jorga, allievo diretto del famosissimo Maestro Taiji Kase, grande tradizionalista e conoscitore di kata tradizionali giapponesi e di Okinawa, che divenne ufficialmente suo Maestro nel 1986, furono ricostruiti i 5 kata (Pinan) Kenpokai di base, più il Yooyaku no ken, sulla base dell'Heianoikomi di matrice Fudokan, che rappresenta l’espressione contratta degli stessi 5 kata e da come si evince da quanto scritto, soltanto successivamente fu messo a punto un Programma Tecnico, completo anche di kyhon, che fu riconosciuto nel 1992 dalla già citata CIAM (Confederazione Italiana Arti Marziali). Da qual momento in poi il Kenpokai è stato riconosciuto in Italia, quale stile ufficiale di Karate.
Grazie al dott. Ilijia Jorga, cardiologo impegnato in Germania, appassionato ed esperto anche di riflessologia, unitamente al dott. Felice Vitulo, direttore in quegli anni del reparto di fisica sanitaria e radioprotezione, presso il Policlinico Universitario di Messina, nonchè docente universitario alla facoltà di fisica dell'ateneo della stessa città ed al quale il Maestro Bonadonna, fra le altre cose, gli è grandemente riconoscente anche per l'aiuto ricevuto durante lo studio e la successiva redazione e pubblicazione di un saggio (pubblicazione by UN.I.D.A.M. 1996) dal titolo "La dinamica delle proiezioni"; pubblicazione oggetto di studio relazione ed argomentazione nel 1996, agli esami a
4° dan di Ibo, davanti ad una Commissione Tecnica formata da tre giganti del mondo delle Arti Marziali: Il Maestro Renato De Ronzi, il Re della divulgazione Marziale e Direttore della rivista "Samurai", JSB (Giacomo Spartaco Bertoletti) ed il fondatore, unito a quest' ultimo, della WJJF (World Ju Jitsu Federation), il Maestro Robert Clark.
E' proprio grazie al Maestro Renato De Ronzi, altro personaggio storico del Karate Italiano, che Ibo comincia a far vedere il suo Karate Kenpokai ed a mostrare le particolari caratteristiche tecniche che lo valorizzavano, attraverso stage, raduni teorici-pratici, seminari di confronto con grossi nomi di altri Stili e Discipline (Seiedjamaladin Nekofar, Wolfang Siebel), incontri che si dilungavano parecchio, anche dopo la pratica tecnica sul tatami, in costrutivissimi confronti teorici che duravano sistematicamente fino a notte fonda, alla presenza dello stesso immancabile e sempre presente Masestro De Ronzi, che ha iniziato Ibo all'arbitraggio; quanto meno a quello ufficiale.
Anche nella FeNAM di un altro importante nome del Karate, il Maestro Gianni Rossato, Ibo ha continuato ad insegnare ai raduni tecnici ed arbitrare (nelle competizioni in cui non gareggiava), trovando ampio spazio concessogli anche dal Presidente Reg.le FeNAM degli anni '90, il Maestro Armando Viola, grazie al quale gli fu data l'opportunità di presentare al Campionato Europeo IMAF del 2000, uma Squadra di Kata Mista, composta da tre atleti storici del Kenpokai italiano e più precisamente da Gioacchino Fria, Serena Vitulo e Davide Di Bella, che regalarono all'Italia il Titolo Europeo di Kata a Squadre, con kata di stile Kenpokai.
Grazie anche all'importante contributo del dott. Sergio Oteri, psicologo ed esperto di Karate, primo allievo di Ibo a raggiungere il grado di cintura nera e primo Kenpoka a vincere un titolo Italiano di Karate, proprio nella CIAM.
Oteri è stato consulente di fondamentale importanza, nella formazione dei futuri Istruttori, per i quali si è reputato importante, avessero la sufficiente conoscenza dei principi psicologici a cui fare riferimento durante la pratica dell'insegnamento, appropriatamente applicati all'insegnamento delle Arti Marziali in generale e del Karate Kenpokai in particolare.
Infatti, il Maestro Bonadonna, nella convinzione di quanto importante sia l'aspetto pscicologico, continuamente puntualizza su come si possa apprendere molto dai propri allievi ed ha portato spesso come esempio, proprio il rapporto esistente tra egli stesso e Sergio Oteri, della conoscenza del quale si è avvalso per fare in modo che l'approccio al Kenpokai, relativamente al sesso o all'età, ma anche al traguardo che si intende raggiungere, sia sempre il più appropriato, nella consapevolezza che la conoscenza, lo studio e l'approfondimento, maturi nella coscienza di chi, se vuole migliorare, deve convincersi di non conoscere ancora abbastanza.
E' di Ibo la massima: "La prima cosa che deve imparare chi vuole imparare, è imparare ad imparare; la prima cosa che deve imparare chi vuole insegnare, è imparare ad insegnare; la prima cosa che deve insegnare chi vuole insegnare, è insegnare ad imparare.
Sebbene anche altre figure abbiano contribuito più o meno direttamente, allo sviluppo del Karate Kenpokai, ed alla crescita dello stesso Shihan Ibo, importantissima è quella dell'allora giovane Maestro Mauro Navone, allievo di Shirai e Resp. Tecnico dello Shotokan, in CIAM, dal quale Ibo fu impressionato dalla marzialità con cui dirigeva gli allenamenti, in un clima particolarmente sereno, anche se piacevolmente molto caldo ed austero.
Tuttavia, un incontro che segnò una svolta e che giocò un ruolo importantissimo nell’evoluzione moderna del Kenpokai, fu quello tra l’ormai divenuto Resp. Tecnico per l’Italia del Karate Kenpokai, M° Ignazio Bonadonna ed il Delegato giapponese in Italia per il Karate Shitoryu, M° Toyozo Fujioka, avvenuto a Messina nel 1993.
Grande amante, ricercatore e studioso dei Kata tradizionali di Okinawa ed eccellente conoscitore di molte scuole e stili di Karate non soltanto okinawensi, fornì al M° Ignazio Bonadonna, la possibilità di studiare, organizzare ed approfondire, non soltanto la lista dei kata tradizionali del Kenpo di Okinawa, ma anche di quelli non rientranti nella stessa, in quanto prettamente di stile, ai quali si aggiunsero anche un paio di kata di nuova fattura.
Per quanto non fosse mai stato ufficialmente il suo Maestro, Il M° Ignazio Bonadonna non nasconde il grande merito che ebbe il Maestro Fujioka, nello sviluppo e promozione del Karate Kenpokai e nella crescita tecnica che lo stesso gli permise, malgrado, per propria volontà, il Maestro Fujioka fosse ufficialmente un insegnante di Karate Shitoryu, perché legato al proprio Maestro (ovviamente anch’egli insegnante di Shitoryu).
Dal difficile carattere il Maestro Toyozo Fujioka, ma del quale Ibo ne parla come la più grande espressione tecnica, malgrado l'età, che abbia mai conosciuto personalmente.
M° Renato De Ronzi Ilija Jorga Toyozo Fujioka Ignazio Bonadonna (Ibo)
Da li, un’ escalation e fu il decollo. Sui tatami d’Italia ed a brevissimo termine di tempo, anche d’Europa, la parola Kenpokai echeggiava e fu possibile vedere sui tatami di gara dei palasport, i praticanti (Kenpoka) di uno stile di Karate, del quale si sentiva parlare, ma che non si riusciva fino a quel momento, a vedere.
I Kenpoka, che avevano inizialmente la nomea di essere bruti picchiatori poco tecnici, presto conquistarono le platee dei Palazzetti dello Sport, dando prova di abilità tecnica e tattica, ma anche di rispetto e correttezza, così come previsto dai canoni delle Arti Marziali tradizionali.
Il primo Campionato Italiano di kumite, vinto da un praticante di Kenpokai, è stato vinto in CIAM nel 1992, dal già citato Sergio Oteri.
Nel 1994 Giacobbe Desirè vinse nell' UnIDAM del Maestro De Ronzi, in una categoria di oltre 60 atlete, il primo Titolo Italiano di kata, confermando l'ufficialità nonchè la validità dello Stile, per la prima volta arbitrato da Arbitri federali; fu l'apoteosi!
Furono quasi automatici e non sorprendevano più nessuno, i successivi successi dei Kenpoka ai, Campionati Nazionali, Continentali e Mondiali, ai quali parteciparono nel corso degli anni.
Stage Nazionale estivo 1996 UnIDAM - CSEN - WJJF
Riconoscibili Ibo (primo sulla sinistra, con accanto il M° Salvatore Renna, al centro il Maestro Renato De Ronzi con accanto GSB ed avanti sulla destra, il M° Wolfang Siebel
Oggi, il Kenpokai è diffusissimo in tutti i Continenti. La Federazione Mondiale di riferimento è la WKKO (World Kenpokai-kan Karate Organization), che annovera tra le proprie file, Associazioni Sportive ed Organizzazioni nazionali di tutto il globo.
La presidenza mondiale della WKKO si trova in Olanda ed il suo Presidente Internazionale è il Maestro olandese Robert People (5° dan); il Direttore Tecnico Mondiale è Shihan Uladzimir Pavetkim (9° dan), della WKKO - Russia, mentre oggi, Shian Ibo (8° dan WKKO - Italia è il terzo menbro del Consiglio Tecnico Federale.
Pres. WKKO Sensei R. Peoples Il D.T. Internazionale WKKO Shihan Uladzimir Pavetkin Emblema WKKO Shihan Ibo ed il Pres. WKKO Sensei Robert People
Kancho Gerard Gordeau Kancho ed Ibo all'Aia (Olanda) Emblema IBF Ibo e Kancho Gerard Gordeau alla Mecca del Karate Full Contact in occasione del Camp. Europeo 2018 in Europa, lo storico Kamakura Dojo
Shihan Ibo, il Pres. WKKO International Sensei Robert Peoples e Kancho Gerard Gordeau Un giovanissimo Robert Peoples con un altrettanto giovane Kancho Gerard Gordeau e la
stella della Boxe, forse più brillante di tutti i tempi, il Grandissimo Classius Clay, alias Mohamed Alì.
Ferma opinione di Shian Ibo è che così come un ballerino di danza classica, può inparare facilmente tutti gli altri stili di danza, mentre un ballerino di qualunque altro stile, avrà problemi ad imparare la danza classica, analogamente accade per il Karate, nel senso che, che un praticante di Karate Tradizionale, può praticare Karate Full Contact o adeguarsi facilmente al Karate Sportivo; il contrario è molto difficile, se non impossibile o quasi.
Se per il Tradizionale, il Kenpokai ha come punto di riferimento vinente "Soke" Ilijia Jorga, per il Full Contact, il punto di riferimento è rappresentato da "Kancho" Gerard Gordeau. Resp. Tecnico per l'Europa per il Karate a Contatto Pieno e Pres. Mondiale della IBF (International Budokai Federation), alla quale la WKKO aderisce, è invece un icona del lo Stile Kyokuscinkai, ma più in generale, di tutto il Karate Full Contact continentale e cioè, Kancho Gerard Gordeau, che fino alla fine del 2021 ha diretto in Olanda, il Dojo Kamakura, vera e propria mecca del Karate a contatto totale.
IBF WKKO
International Budokai Federation World Kenpokai-Kan Karate Organization
Kancho Gerard Gordeau e Sensei Robert Peoples
In Italia il Kenpokai è organizzato dall'AIKK (Accademia Italiana Kenpokai Karate Do), unica Organizzazione Nazionale, riconosciuta per l'insegnamento, promozione, diffusione, del Kenpokai Karate Do, direttamente dalla WKKO.
Il Presidente e Direttore Tecnico della stessa, è Shihan Ignazio Bonadonna (Ibo), 8° dan.
Oggi, Shihan Ibo, costituisce il tramite di collegamento diretto, nonchè il garante tra la WKKO Italia (rappresentata dalla AIKK) e la WKKO International ed il polo AIKK, costituisce il canale di contatto ufficiale con la Sede Centrale WKKO dell'Aia (Olanda) ed attraversio questo, tutte le Associazioni affiliate in Italia alla AIKK, ottengono, di diritto, il riconoscimento quali membri della WKKO e lo Status di Associazione dalla WKKO International, riconosciuta ed autorizzata, alla pratica, promozione ed insegnamento del Karate Stile Kenpokai, diventandone di essa parte integrante, unitamente a tutti i Tecnici, Ufficiali di Gara, ed Atleti, riconosciuti dalla AIKK.
I Tecnici e gli Ufficiali di Gara, formatisi presso la AIKK, possono chiedere, tramite la stessa, delegata in merito, il rilascio di documenti, da parte della WKKO International, relativi a Gradi e Qualifiche Tecniche, che devono prima essere necessariamente acquisite presso la struttura nazionale competente in materia di esami per il Karate Kenpokai (AIKK).